Spalla Instabile: significato
Si parla di spalla instabile quando si avverte la sensazione di un movimento anomalo da parte dell'articolazione. Ricordiamo che la spalla è formata principalmente dalla testa dell'omero che ruota in una cavità piuttosto piana, nota come fossa o cavità glenoidea. Nel momento in cui la testa omerale scivola fuori dalla cavità glenoidea, parzialmente o completamente, si verifica un episodio di instabilità.
A tal proposito è importante distinguere tra lussazione e sublussazione della spalla. La sublussazione è una lussazione parziale della testa omerale. Si verifica quando la testa della spalla si sposta dalla propria sede ma non si distacca completamente dalla fossa glenoidea. È, spesso, la conseguenza di movimenti ripetitivi che causano un indebolimento di muscoli, legamenti e cartilagine.
In una lussazione completa, al contrario, la testa omerale della spalla si stacca completamente dalla fossa glenoidea o dalla cavità glenoidea. Una lussazione è più comune in presenza di un trauma da impatto improvviso.
In sintesi, la spalla è considerata instabile quando è particolarmente soggetta a lussazioni o sublussazioni ricorrenti.
Quali sono i sintomi dell'instabilità di spalla?
Il principale sintomo dell'instabilità di spalla è la sensazione di spalla che cede o che fuoriesce dalla propria sede. Tale sensazione può accompagnarsi a un dolore di intensità variabile anche in base al tipo di trauma o evento che ha causato l'instabilità. Altri sintomi tipici di una spalla instabile sono:
- Riduzione dell'ampiezza di movimento;
- Gonfiore;
- Debolezza;
- Lividi.
Cause
Le cause dell'instabilità possono essere in primo luogo traumatiche. Ad esempio, movimenti ripetuti sopra la testa, come il lancio di una palla da baseball, fanno sì che il braccio si sposti troppo indietro rispetto al corpo.
Vi sono, però, anche instabilità sono di tipo microtraumatiche cioè non legate a un grosso evento traumatico bensì a piccoli traumi che si sono verificati nel tempo. In questo caso si parla di instabilità della spalla cronica.
Alcuni pazienti, inoltre, potrebbero avere sin dalla nascita legamenti della spalla leggermente lassi. In questi casi, l'instabilità cronica può verificarsi senza alcun trauma o a seguito di lesioni relativamente lievi. Pertanto, la lassità articolare potrebbe avere un'origine genetica, predisponendo coloro che ne sono affetti ad un maggiore rischio di sviluppare instabilità o debolezza della spalla.
Cosa fare?
In caso di fuoriuscita della spalla è importante recarsi in Pronto Soccorso ed evitare soluzioni fai da te perché si rischierebbe, soprattutto in presenza di lesioni, di peggiorare la situazione. Presso il Pronto Soccorso verranno attuati protocolli finalizzati a rimettere in sede la spalla e verranno poi effettuati degli esami per analizzare la tipologia di lesione e il danno osseo eventualmente presente.
C'è anche chi dichiara di riuscire a condurre una vita normale in presenza di instabilità di spalla. Non è, però, consigliabile sottovalutare la situazione. Nel corso del tempo, infatti, una spalla instabile può portare a condizioni più gravi come artrosi, lesione ai tendini della cuffia dei rotatori o a episodi di recidiva di lussazione.
Come si effettua la diagnosi?
Al netto dei casi in cui la diagnosi avviene direttamente in Pronto Soccorso, a seguito di un trauma, ci sono altre circostanze in cui l'instabilità di spalla viene diagnosticata nel corso di una visita ortopedica. Il paziente si reca da un ortopedico specializzato nella spalla e, nel corso dell'anamnesi, descrive accuratamente i sintomi riscontrati, il proprio stile di vita (attività lavorativa o sportive svolte con una buona frequenza) e l'episodio o gli episodi di instabilità di cui è stato vittima.
A questo punto, l'ortopedico passa all'esame obiettivo che prevede la palpazione della spalla. In questo modo, infatti, lo specialista è in grado di verificare la presenza di aree dolorose. Per verificare il grado di lassità dell'articolazione potrebbero essere prescritti esami di diagnostica per immagini. Generalmente, si parte da una radiografia, la quale potrebbe aiutare a risalire alle cause dell'instabilità e ad escludere altre condizioni, come ad esempio una frattura.
Qualora si abbia la necessità di valutare in maniera più approfondita le ossa e i tessuti dell'articolazione della spalla, il medico potrebbe suggerire una Risonanza Magnetica con mezzo di contrasto. Questo esame, infatti, permette di identificare con maggiore semplicità la lesione anatomica che si potrebbe generare a seguito di una lussazione.
Come curare l'instabilità di spalla?
La cura dell'instabilità di spalla deve tenere conto di diversi fattori, a cominciare dall'età anagrafica del paziente e dalla causa che ha generato la condizione. L'approccio conservativo è certamente preferibile qualora ci si trovi al cospetto di pazienti non più giovanissimi e che non sono stati colpiti da specifici traumi bensì da sub-lussazioni o eventi microtraumatici.
In presenza di una lussazione che causa un dolore significativo, l'ortopedico potrebbe consigliare al paziente l'utilizzo di un tutore che permette di immobilizzare temporaneamente la spalla. La fisioterapia può esercitare senz'altro un ruolo importante. Il percorso di riabilitazione, da intraprendere nel momento in cui dolore e gonfiore si sono attenuati, può favorire il recupero della funzionalità della spalla e del tono muscolare, rendendo non necessario l'intervento chirurgico.
Per ridurre gonfiore e dolore è possibile, in ogni caso, ricorrere ai classici rimedi, sempre previa apposita prescrizione medica. Ci riferiamo, nello specifico, a:
- Farmaci antinfiammatori non steroidei (aspirina, ibuprofene);
- Applicazioni di impacchi freddi o borse del ghiaccio sulla spalla.
Al contrario, potrebbe essere suggerita la soluzione chirurgica ai pazienti più giovani che hanno subito una vera e propria lussazione e che non vogliono o non possono rinunciare alle attività o agli sport che provocano episodi di instabilità. La procedura chirurgica viene scelta in base al tipo di danno che il paziente ha subito. Se l'infortunio si è limitato ai soli tessuti molli e, dunque, alle strutture capsulo-legamentose sarà possibile procedere in artroscopia, con un intervento mini-invasivo.
In presenza di un numero maggiore di lussazioni e di danni anche a livello osseo sarà necessario effettuare interventi chirurgici a cielo aperto che prevedono, per l'appunto, la ricostruzione del piano osseo lesionato. Tra questi, uno dei più frequenti è l'intervento di Bankart.
La procedura mira a riattaccare la capsula articolare lesionata al bordo della glenoide, l’osso che accoglie la testa dell’omero. Durante l’intervento, il chirurgo separa con attenzione i muscoli per accedere alla capsula. Se questa risulta staccata dall’osso, vengono praticati tre piccoli fori nel bordo glenoideo. Attraverso questi fori vengono fatti transitare i punti di sutura che, una volta annodati, fissano la capsula al bordo osseo.
Dopo l’intervento, la capsula inizia un processo di guarigione che la porterà gradualmente a reintegrarsi con l’osso, impedendo l'insorgenza di nuove lussazioni della spalla. Questo processo richiede alcuni mesi. Durante la fase di recupero, è fondamentale seguire attentamente le indicazioni del chirurgo ed evitare movimenti bruschi o eccessivi che potrebbero compromettere la tenuta delle suture.